venerdì 15 febbraio 2013

Prezzi Stracciati. di Più: Regalati



Lo confesso: questo è un articolo di parte. Per prima cosa, chi scrive ha un debole per il baratto. Aperto, selvaggio e chiacchierone. Seconda debolezza: il mal di shopping. Non quello dei fashion victims, l’opposto. Sarà snob, eppure avere mal di testa tutte le volte che si viene trascinati in centri commerciali o lungo le tangenziali del consumo non è un problema da poco.«E i saldi? Come, non li sfrutti?!» domanda la parte mondana di me alla parte barattosa. « E se il mio portafoglio fosse affamato solo di diete?». Ebbene sì, cari shopping-patici, esiste qualcosa di meglio di uno sconto da urlo


Esistono gli umsolstladen! Il termine vagamente tetesco dice già tutto: in Italia non ci sono. O meglio: non esiste una vera, efficiente rete di free shop. Se però vi capita di salire dalle parti delle Alpi, magari per un’ ultima passeggiata invernale ad alta quota, lasciate perdere i mercatini di Bolzano, Svizzera o Austria, e puntate dritti a Berlino, Brema, Potsdam, Amburgo… La città è indifferente: c’è un free shop in quasi tutte le principali città tedesche. Stiamo parlando di “negozi” dove tutto, dal paio di scarpe alla sedia a dondolo della nonna è gratis.Nati negli anni Novanta da quel senso pragmatico tutto tedesco declinato al sociale, la filosofia dei free shop è la stessa del baratto: perché dovrei buttare un mobile che non porterò con me nella nuova casa, un giocattolo ancora in buono stato abbandonato dal figlio cresciuto, oppure un abito che non mi sta più ma che non è rovinato?

Bando agli sprechi: a ogni cosa la sua funzione, e se non piace a me, piacerà a qualcun altro. Storia vecchia, direte. In effetti, questa rete nazionale dello scambio in Germania non è una novità e funziona piuttosto bene, stando al numero di negozi presenti nella sola Berlino.Le regole sono poche, la libertà ampia. I free shop teutonici, infatti, sono dei puristi dello scambio: posso lasciare una radio e uscire con un armadio, oppure con uno yoyo, è lo stesso. Posso anche prendermi una giacca e non lasciare niente in cambio. Se poi apprezzo l’ordine e la pulizia del locale (quando i tedeschi fanno una cosa l’efficienza non manca mai) non si disdegnano donazioni, che serviranno a mantenere in buono stato il negozio stesso. “Modello Caritas”? Nein, danke! Non stiamo parlando di onlus caritatevoli né di servizi assistenziali per i poveri. I free shop tedeschi hanno alle spalle associazioni laiche impegnate nella promozione di una concezione del possesso, degli oggetti e dell’economia fondati sui princìpi di comunità, gratuità e utilità

Gli oggetti si scambiano senza alcun vincolo non tanto per tendere una mano agli affamati o vestire gli ignudi, quanto piuttosto per adottare uno stile di vita non necessariamente consumista. Perciò, a tutti coloro che si affannano appresso ai prezzi sbarrati, che non hanno molti soldi da spendere o che vogliono aggiungere una voce alla lista delle buone intenzioni del 2013, ecco il consiglio di un articolo di parte: date un’occhiata ai siti degli umsolstladen, o anche solo a questo, http://systemfehler-berlin.de.vu/



(Osservate bene le foto: niente file davanti ai negozi, niente stress da domenica pomeriggio, niente struscio, viene quasi voglia di dire chapeau al made in Deutschland!).


Giulia.